Nel 2025, anno in cui ricorre anche il suo Ventennale, Fondazione Onda ETS ha promosso una nuova edizione del Concorso Best Practice, con l’obiettivo di individuare le strutture del circuito Bollino RosaArgento 2025-2026 che si distinguono per l’offerta di interventi psico-sociali innovativi rivolti agli ospiti affetti da decadimento cognitivo. Il Concorso ha avuto lo scopo di valorizzare le realtà che pongono al centro il benessere dell’anziano, migliorandone la qualità della vita attraverso strategie non farmacologiche capaci di sostenere il mantenimento delle capacità residue, potenziare i percorsi terapeutico-riabilitativi e rendere i servizi più accessibili.
Fondazione Onda ETS, insieme a un Advisory Board dedicato, ha valutato i progetti candidati dalle strutture e selezionato quelli più meritevoli, premiandoli lo scorso 11 dicembre in una cerimonia dedicata presso la Sala Solesin di Regione Lombardia. Le iniziative che hanno ricevuto una menzione speciale sono le seguenti:
- LEGO THERAPY - KORIAN Villa Letizia di Patrica
- VIA DI PAESE - Residenza Orchidea di Alessandria
- BENESSERE AL CARRELLO - Fondazione Giovanni XXIII Onlus di Bitonto
- MAI SOLI - Residenza Richelmy – Emeis Italia S.p.A. di Torino
Lasciamo con piacere la parola alla Dottoressa Chiara Celentano, direttrice della Residenza Richelmy, per una breve descrizione del progetto MAI SOLI.
Perché ci siamo candidati?
Ci siamo candidati al Concorso Best Practice Bollino RosaArgento perché crediamo profondamente che la qualità della cura non si misuri solo attraverso indicatori clinici, ma anche e soprattutto nella capacità di preservare l’identità, la dignità e il senso di appartenenza delle persone che vivono in RSA.
Il progetto MAI SOLI rappresenta per la nostra struttura una sintesi concreta della visione di cura che perseguiamo: una cura che non isola, non riduce la persona alla malattia e non lascia indietro nessuno, nemmeno quando la parola, la memoria o l’orientamento iniziano a vacillare.
La candidatura nasce quindi dal desiderio di condividere un’esperienza che ha generato valore reale per residenti, familiari e operatori, e che riteniamo replicabile anche in altri contesti.
Da dove nasce l’idea dell’iniziativa?
Il progetto MAI SOLI nasce dopo diversi tentativi, non sempre efficaci, di raccolta e diffusione delle storie di vita all’interno della struttura. Ne conoscevamo da tempo il valore clinico, relazionale e organizzativo, ma la complessità del contesto rendeva difficile trasformare questa consapevolezza in una pratica realmente strutturata e condivisa.
Gestire una comunità composta da circa 180 residenti e 140 operatori richiedeva un metodo sostenibile, capace di integrarsi nella quotidianità senza diventare un ulteriore carico operativo. I primi approcci, seppur animati da buone intenzioni, non riuscivano a garantire continuità, diffusione e reale utilizzo delle informazioni raccolte.
Da questa difficoltà è nata la necessità di ripensare il modello, passando da iniziative frammentarie a un progetto organico, semplice e replicabile, che rendesse la storia di vita uno strumento concreto di cura e non solo un documento formale. MAI SOLI prende forma proprio come risposta a questa esigenza: trasformare un sapere riconosciuto ma poco praticabile in un metodo accessibile, condiviso e vivo.
A quali esigenze risponde il progetto?
MAI SOLI risponde al bisogno di dare continuità e concretezza alla conoscenza della persona all’interno della quotidianità assistenziale. Nasce per evitare che le informazioni biografiche restino frammentate, poco accessibili o confinate a pochi professionisti, e per renderle invece patrimonio condiviso dell’équipe.
L’iniziativa facilita una presa in carico più consapevole, migliora la qualità delle interazioni quotidiane e contribuisce a ridurre comportamenti reattivi legati a disorientamento e insicurezza, soprattutto nelle persone con decadimento cognitivo.
Allo stesso tempo, rafforza il senso di appartenenza alla comunità di cura, promuovendo relazioni più stabili tra residenti, operatori e familiari, e sostenendo un modello assistenziale che riconosce la storia di ciascuno come parte integrante del percorso di cura.
